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"L'arte, un linguaggio universale": intervista a Olena Panasiuk, autrice del palio di Luglio


  • Ciao Olena, volevamo chiederti di raccontarci qualcosa di te e di come ti sei appassionata all’arte.

Nasco come artista e truccatrice teatrale, avendo in gioventù frequentato una scuola professionale, a 35 anni mi sono iscritta all’accademia di architettura di Odessa, e quindi il percorso artistico da questo punto di vista è stato consapevole.

Successivamente dirigevo il museo della mia città, Čornomors'k, dove facevo anche lezioni di storia dell’arte, nonostante non fossi una storica ma più un' autodidatta, “malata” del rinascimento italiano: per questo motivo, anche se per ragioni tragiche, è per me un’esperienza unica essere qui in Italia ed essere parte di un evento unico come la Quintana di Ascoli.

  • È stata una situazione tragica quella che ti ha portato qui ad Ascoli, puoi parlarcene?

Con mia figlia mi sono dovuta trasferire qui immediatamente dopo lo scoppio della guerra, e ho trovato aiuto come protezione profughi qui ad Ascoli Piceno grazie al comune, abitando prima alla casa di accoglienza Sant’Emidio ed ora dalle suore in via Kennedy.

Olena Panasiuk, autrice del Palio di Luglio
  • Cosa ti ha colpito di Ascoli, della Quintana e cosa ti ha spinto a desiderare di candidarti per la realizzazione del Palio?

Il primo impatto che ho avuto con la Quintana sono state le Gare degli sbandieratori, un volteggiare di bandiere e di colori, ma ad avermi colpito sono state tantissime ragioni, tutte diverse tra loro: il livello di coinvolgimento della popolazione, l’attaccamento dei ragazzi ai propri colori, ma ad aver davvero impressionato la mia anima artistica è stato l’aspetto storico e costumistico.

Per me era un evento dalle caratteristiche sconosciute e, incuriosita, ho cominciato a fare delle domande: mi fu spiegato che è una delle più importanti rievocazioni storiche italiane, facendo ricerche su internet ho trovato il “calendario” della manifestazione, capendo che comprendeva diversi appuntamenti che ho cominciato a seguire passo dopo passo: successivamente agli sbandieratori la gara degli arcieri ed ovviamente entrambe le Quintane.

Più scoprivo le diverse sfaccettature della Quintana più ne rimanevo impressionata, tanto da comprare i biglietti per la giostra per vedere il tutto più da vicino, facendo foto a tutto spiano, non solo ai figuranti ma anche ai cavalli, meravigliosi nei loro movimenti.


Inoltre, a far sussultare l’artista teatrale che è in me sono state le rigide regole di sfilata e l’attenzione per i dettagli, dagli abiti alle acconciature, la cura dei particolari.

Ma ci tengo a sottolineare nuovamente che ciò che mi ha davvero colpito è la partecipazione della cittadinanza ed in particolare dei bambini, che imparano ad amare la Quintana sin da piccolissimi, a cui la tradizione viene tramandata in modo educativo insegnando ad amare e rispettare le proprie radici, con un amore patriottico incredibile verso la città e la propria storia.

Sia durante la sfilata nelle vie della città, ma soprattutto al campo, non avevo mai visto nulla di simile; non semplici spettatori, ma anch’essi protagonisti: gli spalti gremiti, le reazioni, il tifo… Tutto come fosse un cuore pulsante.

  • In Ucraina non avete niente di simile?

Si, ma è tutto molto marginale: sono associazioni private che fanno queste attività culturali quasi come hobby: la cosa straordinaria della Quintana è come sia sostenuta dall’amministrazione comunale e dalle istituzioni, non una semplice iniziativa popolare.



  • Cosa puoi dirci invece con i tuoi occhi “estranei” della nostra città a livello storico, artistico e culturale?

Sin dal mio arrivo ho apprezzato l’integrità architettonica di Ascoli, e l’attenzione che viene riposta nel mantenere tutti gli aspetti peculiari della città, con i monumenti sempre curati, ancor di più perché la quasi totalità sono in travertino, che essendo molto chiaro tende a scurire.

Parlando invece della vivibilità, è una città piccola ed accogliente, ma non per questo addormentata: piena di eventi, attività, che mi ha dato anche la possibilità di conoscere e rimanere in contatto con svariati artisti del territorio.

  • Qual è stata la tua reazione quando hai saputo che il tuo bozzetto era risultato quello che ha vinto il bando per la realizzazione del palio?

Partiamo dall’inizio: quando vidi la Quintana per la prima volta, feci diversi disegni al riguardo ed ebbi l’idea di fare una mostra collettiva sul tema, così mi rivolsi al professor Papetti in quanto direttore della Pinacoteca Civica. Quando vide le mie opere mi consiglio invece di realizzare una mia mostra personale nella sede dell’ufficio Quintana.

Conobbi così Ilaria Isopi, con cui abbiamo programmato una mostra che si terrà a partire dal 28 Luglio (a cui siete tutti invitati): fu proprio lei a spronarmi e ad invitarmi a partecipare; infatti, non sapevo nemmeno fosse possibile candidarsi.


Essendo io una persona molto attenta ai dettagli, ho affrontato questa possibilità con estrema serietà: ho studiato ed osservato i palii del passato, anche di persona nella sede del Sestiere di Sant’Emidio, per capire quale fossero gli stilemi e i temi richiesti per un’opera del genere, ma anche per cercare di non replicare, per quanto possibile, quanto già fatto in passato.

L’idea mi venne quasi immediatamente, ma dovetti studiare ed applicarmi tanto per quanto riguarda le proporzioni, i particolari e come rientrare nei “dettami” imposti dal bando: ho impiegato circa un mese per preparare il bozzetto.

Nonostante quanta applicazione ci avessi messo, presi la cosa più come una sfida ed una nuova esperienza piuttosto che come un obbiettivo: quando ricevetti la notizia rimasi letteralmente incredula.

Dopo il primo momento di gioia è però salita subito l’ansia: volevo che tutto fosse perfetto, e così mi sono messa subito alla ricerca di professionisti che potessero aiutarmi a realizzare anche i minimi dettagli, come le cuciture dei tessuti, i colori ed il filato, nel miglior modo possibile.

Il Palio di Luglio 2023 dipinto da Olena Panasiuk
  • A nostro parere l’arte è un linguaggio universale, la dimostrazione è il fatto che stiamo parlando con te indirettamente, in quanto possiamo comunicare con te solo avvalendoci di Renata Shaikhislamova come traduttrice, che è invece russa: cosa ne pensi?

Questa è la dimostrazione di come l’arte possa unire le persone al di là di tutto: io e Renata ci siamo conosciute perché, subito dopo lo scoppio della guerra e l’arrivo dei primi rifugiati, lei pensò che uno dei più grandi problemi fosse quello della lingua, di conseguenza lei si mise a disposizione per insegnare l’italiano agli Ucraini.

Tutti noi ucraini, anche se qui non per scelta, cerchiamo di dare un contributo alla società italiana e nonostante la situazione difficilissima un artista ha bisogno di esprimere la propria creatività: non vogliamo essere di peso, ma generare ricchezza, anche culturale.

  • Prima di salutarci, vorresti ringraziare qualcuno?

Essendo io una persona molto credente, ringrazio Dio per questa possibilità di cui mi sento onorata, e in cui ho profuso tutte le mie energie.

Ovviamente un grazie va a mio marito e mia figlia che mi sostengono sempre, ma non avrei potuto realizzare il palio così come lo avete visto senza la collaborazione di Renata stessa, Claudia Mirta, Claudia Pietropaolo, Cristina Parissi, Marco Vittori e l’attività “Casa della tenda”.







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