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Immagine del redattoreDama Scarlatta

Focus sulla tenzone aurea: intervista a Francesca Aquilone

Il 13, 14 e 15 settembre si disputeranno i campionati italiani di A1 a Faenza. In vista di questo evento abbiamo intervistato Francesca Aquilone, rappresentante dei tamburini RossoAzzurri.

  • Parlaci della tua storia Quintanara, come ti sei appassionata, e quando hai preso in mano per la prima volta un paio di bacchette?

Ho sempre visto la Quintana, perché i miei genitori mi hanno sempre portato a vedere il corteo, ma al campo non ero mai entrata finchè non ho cominciato a partecipare attivamente. Mi piacevano i tamburi, rompevo le scatole a tutti perché volevo suonare la batteria, ma mia madre era contraria: così, a 10 anni, un sabato in cui sapevo che sarebbe iniziata la scuola Musici mi sono messa d’accordo con mio padre e mi sono fatta accompagnare al Sestiere. Le mie prime bacchette però mi furono regalate da Antonio de Angelis detto “Il Fez”, storico ex capo tamburino di Porta Maggiore e amico d’infanzia di mio padre.

  • Quali sono le sensazioni quando indossi i colori del tuo Sestiere e quando suoni il tuo strumento?

Una fierezza enorme, perché se ci pensi il corteo si muove al ritmo dei tamburi, e questa cosa mi ha sempre colpito moltissimo...tutto inizia dal primo “ta-ta-bum”!

Il fatto che tutti mi vedano arrabbiata, come ho detto tante, volte dipende dal fatto che il Tamburino era un guerriero, e quindi come tale in quel momento si interpreta un ruolo che richiede un certo atteggiamento e portamento, che molti vedono come spocchia ma non lo è.

L’altra cosa che mi ha sempre colpito è che sei parte di un gruppo, 10 tamburi durante una Grande Squadra, 30 tamburi durante la Quintana: puoi essere bravo quanto vuoi ma devi comunque essere squadra e gruppo.

  • Chi sono stati i tuoi punti di riferimento e i tuoi maestri di Quintana?

La persona che mi ha sempre ispirato la fierezza nel modo di suonare e nel capire quanto valore ha indossare il vestito è stata Paolo Volponi: quando lo vedevo sfilare capivo cosa volesse dire appartenere. In ogni modo cercano di spiegarti l'appartenenza ma è solo quando vedi determinate persone che capisci davvero quanto vale davvero questo “giochetto” per una persona appassionata che è cresciuta nella Quintana e che sta cercando di trasmetterti cosi tanto.

Altro punto di riferimento è stato Gigi Torquati: sono cresciuta sotto i suoi mandati e, come caposestiere, ma anche e soprattutto come persona, mi ha dato tantissimo.

Se invece parliamo dal punto di vista musicale devo nominare Stefano Rosa e Francesco de Luca di Porta Solestà, Franz di San Luca (Ferrara) e in generale i musici del rione Lama (Oria).

  • Hai nominato Paolo, puoi darci un tuo ricordo?

E' esattamente ciò che riesci ad associare alla parola 'buono': in lui non si percepiva mai cattiveria, nemmeno quando c’era bisogno di una parola più difficile nei confronti di qualcuno... lo faceva sempre alla sua maniera. Mi ha cresciuta e in questo processo è stato un grande ago della bilancia , aiutandomi a correggere alcuni miei comportamenti nei confronti del gruppo.

A livello di amicizia, nonostante ci fosse una differenza di età, ci sono dei ricordi che io legherò sempre a lui.

  • Cosa significano per te la Quintana e Porta Romana?

Non riuscirei mai a pensare di vedermi in sfilata con un altro vestito. Porta Romana per me è una famiglia, e a distanza di 17 anni dalla mia prima Quintana lo vedo davvero: prima ero la conoscente, poi la figlia, dopo la zia, ora magari sono la mamma di alcuni dei componenti delle nuove generazioni. Porta Romana è una passione e una malattia che ti spinge a fare cose anche impensabili, considerando che ora la maggior parte della mia vita è a Roma e non ad Ascoli.

E' bello vedersi crescere con il Sestiere accanto ed intorno.

  • Sia a livello Quintanaro, che a livello di musici e sbandieratori, con quale gruppo senti una maggiore rivalità?

Sono cresciuta con la rivalità verso Porta Solestà: allo Squarcia l’avversario da battere è sempre stato Innocenzi e in Piazza Arringo, avendo vissuto poco le vittorie di Porta Maggiore, i gialloblu erano il nemico con cui confrontarsi.

Se poi allarghiamo il discorso a livello italiano, negli ultimi 7-8 anni i musici più forti sono sempre stati quelli Ascolani, in tutte e tre le serie.

  • Per quanto riguarda Ascoli, non sei stata la prima donna tamburina, ma sei stata la prima con un ruolo così importante: rullante, punto di riferimento, sei tu a dare gli “stop”. Da questa “posizione” pensi che ci sia ancora una sorta di ostracismo verso le donne facenti parte dei gruppi?

Penso di no, ritengo anche però che ci siano alcuni che muovano dei pregiudizi per sobillare tre o quattro persone senza testa, ma non credo che il preconcetto possa esistere e i numeri parlano chiaro: se solo contassimo le donne che fanno parte dei gruppi il discorso potrebbe finire qui. Non so se è un passato vicino o lontano ma spero che questo muro si sia definitivamente sgretolato.

  • Proprio in relazione a questo tuo ruolo, durante la prima volta in Piazza, quali sono state le sensazioni provate? Pressione, responsabilità, orgoglio?

Delle mie prime gare non ho praticamente alcun ricordo: Gino Pontani accanto a me ha battuto il quattro e sono andata in automatico per poi piangere appena uscita per l'accumulo di adrenalina.

Pressione sinceramente no, orgoglio tantissimo: dentro ti senti responsabile di tutti coloro che stanno marciando e suonando con te, ti chiedi se tutte le scelte che hai fatto siano state correte e speri che ognuno di quelli col tuo stesso vestito provi almeno una parte dell'immenso orgoglio e felicità che stai provando tu.

  • Pensi che con la sempre maggiore Importanza assunta dalle gare interne o/e federali ci sia stato un aumentare del “tasso di scontro” e di rivalità tra i Sestieri per la quale la goliardia è sfociata in idiozia?

Si. Ovviamente si. Credo anche che soprattutto negli ultimi 4 anni nelle gare interne si siano viste cose inaccettabili: è normale esultare per un tappo od una stesa, lo abbiamo fatto tutti.

Un altro conto è rivolgere insulti personali, alla famiglia, scenate dietro al palco dei giudici o nell’area riscaldamento atleti, personaggi che nulla c’entrano con le gare mettersi un foulard solo per creare scompiglio…. Si perde il senso della gara, perché il giorno dopo non si parla più di “Quanto è bella quella Grande Squadra”, ma di “Guarda che ha combinato quel cretino”.

Si perde inoltre la serenità agonistica con cui bisognerebbe cimentarsi nella gara, voglio poter essere “arrabbiata”, concentrata e con la faccia cattiva per ciò che sto per affrontare, voglio anche subire lo sfottò perché ci sta , ma voglio subirlo in un certo modo: se devo pensare a dover proteggere persone più piccole da alcuni che si permettono di avere certi atteggiamenti mi passa la voglia.

  • Cosa fare per rimediare? Partire innanzitutto dai giovani visto che curi anche questo aspetto?

Anzitutto quando si fa la “scuola”, con bambini dai 5 anni in su, è importante fargli capire l’amore per il Sestiere, cercare di coinvolgerli il più possibile, rendere l’allenamento un gioco, renderli gruppo anche con cose apparentemente semplici. Si può e deve partecipare ai campionati sempre con un unico obiettivo: crescere. Personalmente allenare, assieme ad altri componenti del gruppo, i ragazzini è meraviglioso, le loro medaglie come emozione forse valgono anche di più di alcune vinte con i grandi, sono indescrivibili.

  • Per prima cosa viene il Sestiere, poi il fare gruppo, dove si colloca la Giostra? Spesso anche dai “vecchi” viene quasi dato un esempio sbagliato al riguardo sminuendo la sua importanza (e quella delle manifestazioni ed essa collegate come l’Offerta dei ceri o quella alla Madonna della Pace).

Tutto nasce perché c’è la Quintana: ad Ascoli non ci sarebbero gare e nient’altro senza la Quintana, soprattutto qui dove abbiamo una tradizione prima di tutto quintanara e non di bandiere. Magari per alcuni non conterà nulla ma quando durante la Quintana dalla mia fila mi giro e vedo 15-16 ragazzini che sfilano, portano il passo, sudano, magari stanno per sentirsi male ma arrivano allo Squarcia soddisfatti, io sono felice.

Un esempio: tra i miei giovani ho due sorelle, l’una di 11 e l’altra di 12, anni, e quest’anno alla quintana poteva sfilare solo una delle due...l’altra era terribilmente irritata ma carica per il prossimo anno.

Ci sono le gare, momento molto importante, ma prima c'è la Madonna della pace e l'Offerta dei ceri: se si arriva 4°-5°-6°, la prima persona che nella sfilata di ritorno sbuffa mi delude, la sfilata di ritorno è parte del corteo. Non hai vinto? Non ti preoccupare che ci si ritorna l’anno prossimo. La sfilata di ritorno va fatta con una fierezza ed una pulizia nel vestirsi e nel comportarsi pari a quella dell’andata anche se al campo non è andata bene.

  • Quali sono state le maggiori soddisfazioni e quali i maggiori rimpianti rispettivamente ii ambito Quintanaro, di gare e personale?

A livello Quintanaro quest’anno la vittoria di Lorenzo è stata una gioia infinita, però la doppia vittoria del 2003 e nello specifico la vittoria di Emanuele Capriotti non ha eguali, anche perché non si vinceva da tanti anni e vedere così tanta gioia nei più grandi è stato imparagonabile.

Rammarico a livello Quintanaro il fatto che Emanuele non sia riuscito a pareggiare il record di vittorie di Paolo Margasini dopo la doppia vittoria del 2013.

A livello di gare la più grande soddisfazione che ricordo con gioia infinita è stata la prima volta che come musici siamo arrivati in finale ad Agropoli 2009: stavamo andando via dal palazzetto al momento dell’annuncio dei finalisti e alla fine lo speaker ci ha chiamato come quinti.

Il più grande rammarico Ferrara 2015: quell'argento mi è rimasto amaro.

Dal punto di vista personale la soddisfazione è aver avuto così tanta fiducia da parte dei miei responsabili: chi mi ha insegnato a suonare mi mise il rullante dopo meno di un mese, e Paolo mi diede massimo supporto nel curare la parte tecnica del gruppo già da giovanissima.

Rammarico a livello personale lo ho sempre quando un ragazzo smette: se lo fa per i motivi sbagliati, è sempre una sconfitta.

  • Porta Romana ha affrontato un ricambio generazionale a livello di Sbandieratori e Musici. Mentre i primi hanno egregiamente “tenuto” botta con la medaglia d’argento nella Piccola e quella di bronzo nella grande, i Musici non sono stati ripagati degli sforzi profusi. Quanta delusione c’è stata e cosa pensi non sia andato?

Sesti fa male, ma più che la posizione il punteggio: si può arrivare sesti prendendo 24, ma anche prendendo 17 come accaduto quest’anno.

Il ricambio generazionale è stato pagato ma è stato un grande stimolo e credo che ci sia servito, pur non facendomi piacere. Negli ultimi anni siamo sempre stati secondi, ma da questa "legnata" si può solo ripartire, e credo che il mio gruppo lo stia facendo con una determinata voglia e un determinato atteggiamento.

E in questo sport (come viene ormai definito), la musica conta, ma a contare di più è proprio l’atteggiamento: come si entra in campo, con che testa ci si entra, con quanti allenamenti alle spalle.

Per i campionati non so cosa verrà , ma so quanto vale il mio gruppo e spero che si tolga delle piccole soddisfazioni.

  • Quanto le competizioni tra musici e Sbandieratori hanno invece contribuito ai cambi di casacca e cosa ne pensi?

E' una cosa che trovo totalmente inaccettabile. La mia mente di Quintanara, prima che di Sestierante o atleta, non può accettare e non riesce a concepire. Non riesco a capire il correre ed esultare per un cavaliere un anno e farlo per un altro in quello successivo. Se guardiamo agli ultimi 11 anni i cambi di casacca sono stati dovuti dalle bandiere, ma non riesco comunque a tollerarlo, perché vuol dire che ci siamo dimenticati che prima di essere sbandieratori iscritti alla federazione o prima di essere “atleti” che fanno le gare siamo membri e figuranti della Quintana di Ascoli Piceno.

  • Quali sono gli obiettivi e le aspettative per la tenzone aurea?

A livello di gruppo l’obiettivo è centrare qualche finale e in generale fare bene. Come musici ottenere un punteggio che si addica al nostro valore, riscattando la prestazione ottenuta nelle gare interne, ma voglio soprattutto che la gara sia affrontata in un certo modo, perché questa è è ciò che abbiamo sbagliato ad Ascoli: scendere in campo da gruppo ed affrontarla “cattivi".

Per il resto prendere il positivo da tutto ciò che viene: questo sarà il primo campionato di molte persone, e quindi fargli vivere una tre giorni di grande esperienza agonistica ma soprattutto umana.

  • Percepisci il fatto che quando i nostri Sestieri si presentano ai campionati ci sia un comune sentirsi Ascoli nonostante i colori differenti o non è così da parte di tutti?

Per me si, ma non sento sia così da parte di tutti.

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