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A tu per tu con Massimo Massetti (Parte III)

  • Prima hai parlato di valori: quali sono secondo te i valori che dovrebbero contraddistinguere un Quintanaro, o meglio TUTTI i Quintanari?

Il Quintanaro porta i suoi colori con orgoglio e passione, non si sveste mai del suo senso di appartenenza, si dedica, partecipa, aiuta e sostiene il Sestiere e la Quintana in tutti i suoi aspetti.

Siamo abituati a conoscere tanti Quintanari perché li vediamo sfilare durante il corteo, ma ci sono tanti altri che pur non sfilando e rimanendo dietro le quinte fanno un lavoro importante ed eccezionale, che è quello del volontariato. All'interno di un Sestiere basta uno sguardo per sapere e capire cosa c'è da fare, e questo è uno degli aspetti principali.

C'è poi da dire che i valori sono quelli descritti nella carta etica del Quintanaro. A me ne sta particolarmente a cuore uno: "Impegnarsi a tramandare i valori Quintanari alle nuove generazioni". Con una frase si racchiude un po’ tutto lo spirito della carta etica e se lo si rispetta al massimo viene garantita alla nostra Quintana continuità nel tempo, proprio come hanno fatto i nostri padri fondatori.

Parlando di me personalmente, non posso dimenticare le chiacchierate con mio padre, o quelle bellissime fatte in sede con il Console Emilio Nardinocchi, o ancora di quando rimanevo incantato ad ascoltare Domenico Ferretti, da tutti conosciuto come "La belva".

Credo sia questo il passaggio fondamentale per poter garantire una continuità di qualità alla Quintana: immagino che negli altri Sestieri il Nardinocchi e "La belva" della situazione abbiano altri nomi ma la stessa identica valenza, come ad esempio il console Pespani per Sant'Emidio e altri.


  • Si sta a tuo parere perdendo da parte dei giovani l'abitudine ad ascoltare i "Grandi vecchi"?

Ci sono luci ed ombre, ovvero: i ragazzi oggi hanno molti più imput ed interessi rispetto ai ragazzi degli anni '80 o '90, le opportunità erano molte meno rispetto ad ora, quando con questo, passatemi il termine, "maledetto" telefonino i giovani sono connessi troppe ore.

Ma dall'altra parte vedo un enorme lavoro fatto dai Sestieri con attività dedicate ai ragazzi: mi riferisco ai campus estivi, ai doposcuola, alle tante iniziative mirate ai giovani per inquadrarli al rispetto della Quintana e anche per dare un opportunità che magari noi avevamo ai nostri tempi nelle parrocchie con i raduni nel fine settimana, ed oggi vengono svolte dai Sestieri.

Quindi oggi abbiamo qualcosa in meno dal punto di vista di quanto ci viene tramandato oralmente ma molte più opportunità, mentre all'epoca era il contrario: sono sfaccettature.

Ribadisco che vedo un grande, grandissimo lavoro da parte dei Sestieri.


Parliamo di epoche diverse e momenti diversi. Nei primi anni ’80 non c’erano delle vere e proprie gare con una giuria, ma una sorta di “applausometro”.

Ricordo che a quel tempo Porta Solestà, già gruppo molto attrezzato, doveva competere con Sant’Emidio che era davvero all’avanguardia, poi nel 1988 ci fu quella che credo sia stata la chiave di volta: Ascoli partecipa per la prima volta ad un campionato nazionale FISB, e lo fa come città, e non come singoli Sestieri.

Ovviamente pagammo lo scotto di chi era stato molto lontano da quel tipo di organizzazione e non conosceva molto bene la forza degli altri, anche perché non c’era mai stata occasione di confronto con le altre realtà, sia a livello tecnico che di regolamenti.

Fu la scintilla che fece nascere, dall’anno successivo, le gare cittadine vere e proprie, allora conosciute come “Carlino d’oro”.

Da li cambiò la veste della bandiera Ascolana: l’agonismo era sempre molto alto tra i Sestieri, ma avevamo anche l’ufficialità dei risultati, che da allora riempiono i nostri albi d’oro.

Poi, nel 1997 Porta Solestà ha iniziato ad avvicinarsi al mondo FISB: c’era grande voglia di confrontarsi sia a livello cittadino ma anche nazionale per capire a quale livello fossimo arrivati.

Si fece una riunione con tutti gli altri Sestieri per capire se ci fosse la volontà di iscriversi alla federazione, e si partecipò ai campionati di Ferrara 1998 dove non ci comportammo affatto male.

Chiaramente tutti questi passaggi hanno visto una revisione del nostro attrezzo: l’asta in legno, più corta e con una determinata piombatura non permetteva tante evoluzioni tecniche realizzabili invece con quella di carbonio, molto più alata e dal diverso bilanciamento.

Rappresentano due momenti della nostra storia, non esiste un meglio ed un peggio: quella in legno però non permetteva di potersi confrontare con tutti gli altri ad armi pari.

Tutto questo però, ha portato a mio personalissimo avviso, solo del bene ad Ascoli: si sono sviluppate scuole musici e sbandieratori, vivai con tanti ragazzini che hanno portato le loro famiglie a frequentare di più i Sestieri, ed un ritorno per la città con l’organizzazione dei vari eventi del circuito FISB.


Massimo Massetti, presidente del consiglio degli anziani

  • Ritieni giusto che i sestieri si impegnino a insegnare ai propri ragazzi i movimenti classici e tipici Ascolani, al di là della preparazione alla gara in quanto federale?

Lo ritengo non solo giusto ma anche doveroso: “Sestieri all’erta” nasce proprio da questa esigenza. Ci sono le esibizioni degli “under” e degli “over”, dove quest’ultimi devono assolutamente sbandierare con le modalità e le tecniche del nostro passato, per ammirare tutte le caratteristiche e la peculiarità della nostra sbandierata, per far sì che se ne conservi la memoria e che non si perda quella che è la nostra tradizione.

Da una parte va bene l’evoluzione tecnica perché, come detto prima, stimola il confronto; dall’altra vanno mantenute le nostre radici.


  • Molti giovani si stanno avvicinando al mondo della Quintana, sei favorevole a interventi nelle scuole per educarli a livello di storia della città e quindi anche di Quintana?

Assolutamente si. La Quintana come consiglio degli anziani insieme ai Sestieri e al gruppo comunale già diverse volte è entrata nelle scuole con dei progetti articolati di concerto con l’amministrazione.

Ricordo addirittura che in un’occasione abbiamo fatto vedere anche come si monta e si accudisce un cavallo portandolo nella scuola (ovviamente in sicurezza e con tutti i tecnici).

Serve ad avvicinare i ragazzi nei primi anni di età a quelle che sono le tradizioni e la cultura cittadina: è il primo passo per poter poi garantire che la nostra tradizione possa essere tramandata.


  • Una delle situazioni a nostro parere più “fastidiose” è quella dei cosiddetti “cambi di casacca”. È secondo te possibile riuscire ad implementare norma chiara che possa portare all’impedimento della possibilità di sfilare e gareggiare per un Sestiere per almeno 3 anni?

Come regolamento ci sono già i cinque anni: per passare da un Sestiere ad un altro bisogna aspettare questo lasso di tempo, salvo nulla osta del Sestiere, ed è legato all'iscrizione all'albo.

Per sbandieratori e musici questo è ancora più restrittivo in quanto la FISB prevede "solo" 3 anni di stop.

Permettetemi però di ribadire nuovamente che i propri colori vanno portati con orgoglio, passione e senso di appartenenza, a mio avviso le regole vanno bene, ma l'appartenenza al proprio Sestiere è la sintesi di ciò che rappresenta la Quintana stessa e l'invito è quello di esprimerlo con sempre maggiore incisività, deve venire da dentro, non essere normato.

Un conto è un ragazzino che a 6 anni sfila in un sestiere e a 15, quando ha le idee più chiare, fa parte di un altro; in qualche modo posso capirlo, così non è per una persona adulta e matura che dovrebbe sentire il Sestiere come suo e che gli appartiene

  • Puoi parlarci della tensostruttura che dovrebbe essere costruita al Sestiere di Porta Romana che è la compagine che soffre maggiormente della mancanza di spazi al coperto? Qual è la roadmap?

Su questo posso rispondere solo marginalmente perché ad occuparsene è stata in prima persona l'amministrazione nella persona del sindaco: mi ha messo al corrente dell'assemblea aperta svoltasi con lui al Sestiere di Porta Romana sull'argomento, dove si è impegnato a costruire questa struttura, e che in bilancio ci sono i fondi per poterlo fare, in modo da garantire che anche al Sestiere Rosso-Azzurro nel prossimo futuro possano svolgersi tutti i tipi di attività sociali ed aggregative.

Partendo dal presupposto che non amo molto fare, l'analisi non è esauribile in poche parole, si tratta di diversità profonde che affondano le proprie motivazioni in tutti gli aspetti della vita: anche non volendo soffermarci sugli aspetti prettamente storici ci sono situazioni territoriali, antropologiche, sociali ed economiche differenti da città a città.

La nostra città "partecipa" e sente molto la manifestazione, non in tutta la sua totalità, ma bisogna anche rispettare chi non è coinvolto.

Altro discorso è lavorare per aumentare l'indotto della Quintana, che per me ha un grandissimo potenziale: qui il lavoro è sinergico ed interterritoriale, basti pensare alle varie tenzoni svoltesi nella nostra città e alla ricaduta sulla vallata e la vicina costa soltanto per i posti letto, o alle aziende che producono costumi, scarpe, calzamaglie, bandiere, aste, chi si occupa di trucchi o acconciature, mangimi per cavalli, c'è un mondo economico dietro.

Ci vogliono grandi alleanze per portare quel modello, che negli anni stiamo costruendo, come la camera di commercio, la confartigianato, i privati che annualmente investono sponsorizzando la manifestazione, perché consci che questa aiuta il territorio.

Io sono fiero della Quintana, davvero tanto, onore ai padri fondatori e a chi ha tramandato questo gioiello, e noi abbiamo l'obbligo, come in una staffetta, di raccogliere il testimone e di lasciarlo tra qualche tempo a qualcun'altro che sempre di più dovrà alzare l'asticella.

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