CENTOQUINTANE
- La Tavoletta Imbruttita
- 5 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
“Ciao, ti va di scrivere qualcosa per le 100 Quintane?”
Certo. Ovvio.
Mille idee, pensieri, commenti, metafore.
Ma in realtà una frase ci batteva in testa, una sorta di verso perfetto di una canzone Indie senza troppo successo.
“100 Quintane.
Tu resta umile, che a crescere ci pensa lei”
Non siamo i più antichi,
non siamo i più storici,
non siamo i più visti,
ma certamente stiamo crescendo e non è solo in un numero perfetto e tondo come 100 che questa cosa che si vede.
Ciò che un quintanaro non deve mai dimenticare è che la giostra, il corteo, la tradizione continuerà ad andare… con o senza di lui.
100 è il numero che ti fa battere il cuore, quello del bersaglio centrato, della certezza che puoi competere, puoi lottare, puoi ancora sognare di alzare un palio.
Ci saranno mille modi per festeggiare questo 100 ma ne vogliamo ricordare uno in particolare: restiamo umili, che a crescere ci penserà sempre lei.

Sfilare significa onorare il tuo sestiere,
i tuoi colori,
incarnare qualcuno che secoli prima ha calpestato quelle strade e lottato (più o meno) con e per il tuo stesso spirito. Non c’è Luca, Letizia, Andrea o Pamela. C’è ciò che sei quando sei lì. Quando sudi, quando piangi, quando urli (perchè si, tutti urliamo), per questa cosa seria che amiamo.
Il nostro augurio, anzi il nostro commento, da appassionati di questo giuoco è di vivere ogni momento, da quando scegli quali colori indossare, alla chiusa della porta carraia a fine giostra, all’ultima birra spillata alla cena propiziatoria, con rispetto e orgoglio. Perché stai facendo qualcosa di unico, qualcosa che non tornerà, qualcosa che milioni di persone non capiranno mai fino in fondo, ma guardandoti intorno troverai almeno 300 pazzi in calzamaglia (e non) come te.
Quando sfili, sai che quel passo in Piazza del Popolo, la curva sotto San Francesco che ti porta nel salotto più bello d’Italia, dovrà farsi attendere per altri 365 giorni.
E tu che fai? Pensi davvero che sia solo un passo?
No.
100 giostre sono un’eredità da custodire non sotto una teca, ma da esporre, vestire, respirare e vivere.
Con umiltà.
Perché solo nel rispetto del passato,
nell'orgoglio del presente,
e nello sguardo del futuro… la Giostra non smetterà mai di girare.
La nostra Quintana è fatta di protagonisti che ne scrivono la storia, ma non di protagonismi che possono provare a dettare legge.
Quindi… 100 e 100 ancora per far innamorare i piccoli, colorare la città, far incazzare i brontoloni che non amano i suoni dei tamburi e gli squilli di chiarine.

100 Quintane di racconti, storie di sestiere, favole senza tempo.
100 giri che compie la nostra Quintana quindi… resta umile Quintanaro, ricordati sempre che siamo figuranti ma la protagonista può e deve essere sempre la Passione.
Brindiamo (come solo un Sestierante sa fare) a queste 100. Ma non solo con il calice alzato: facciamolo con il cuore in gola, gli occhi lucidi e le mani strette tra chi, anche solo per un istante, ha sentito il fremito della Quintana dentro.
Perché questa non è una rievocazione: è una chiamata.
È un'appartenenza che non si compra e non si spiega.
È sapere che, anche quando non sarai più lì a indossare un costume, a reggere uno stendardo, a incitare un cavaliere, ci sarà qualcun altro, un ragazzo magari, con il tuo stesso sguardo, lo stesso battito nel petto, lo stesso passo che trema prima di entrare in Piazza.
E capirai che il tuo tempo non è passato.
È solo diventato tradizione.
Che la Quintana non ti appartiene, ma tu le appartieni.
E questo, forse, è il privilegio più grande di tutti.
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