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"Spero sempre di riuscire a trasmettere la passione e la gioia nello sfilare" Parla Benedetta Celani

  • Ciao Benedetta e grazie per la disponibilità! Volevamo chiederti, come ti sei appassionata al mondo della Quintana?

Come credo sappiate io ho iniziato con Folignano. Tutto è nato con Edy Maria Costantini che aveva iniziato una serie di ricerche storiche su tutte le figure che potevano caratterizzare il castello.

Scoprì così il personaggio dei raccoglitori di guado e fece interessare mia madre, che a sua volta cercò di coinvolgere me e mio fratello, e da lì la ricerca proseguì tutti insieme.

  • Puoi quindi parlarci della figura del guadaro e dirci cosa esso rappresenta?

Il guadaro era colui che, nel periodo medievale a Folignano, si occupava di raccogliere questa pianta, il guado per l’appunto, con la quale venivano tinte le stoffe: una foglia che rilasciava un colore blu molto acceso, quasi cobalto come tonalità. Durante il nostro studio scoprimmo che all’epoca nella nostra zona c’era una grande coltivazione di questa pianta, e ci muovemmo così verso Montefiore dell’Aso perché attualmente lì sono ancora presenti delle piantagioni, con l’agricoltore Alessandro Butta che ancora oggi coltiva e raccoglie il guado macinandolo alla vecchia maniera con attrezzi antichi. Tra l’altro la lama che portavamo in corteo io e mio fratello era realmente tinta dal guado.

Benedetta Celani e suo fratello Alessio nei panni dei guadari per il castello di Folignano
  • Successivamente dopo 6 anni nel castello di Folignano hai cominciato a vestire i colori bianco e rossi della Piazzarola. È accaduto per amicizia, parentela o altro?

Il Castello di Folignano stava cambiando gestione, Edy stava andando via ed eravamo molto, molto legate essendo un’amica di famiglia, figuratevi che io mi vergognavo moltissimo di sfilare alla Quintana e fu lei a farmi da sprone. Anche mio fratello stava smettendo e così avrei fatto anch’io, se non che da diversi anni un mio amico della Piazzarola, Simone De Angelis, responsabile delle scuderie del Sestiere, tra molte virgolette mi “faceva la corte”, insieme a Luca Fattori, chiedendomi di sfilare con loro.

Alla fine, come si suol dire, da cosa nasce cosa: ad una cena propiziatoria al sestiere dove io servivo ai tavoli (cosa che faccio tuttora) mi convinsi e feci la mia prima Quintana lì. Mi iscrissi di conseguenza all’albo per parentela visto che mio nonno era un biancorosso, ma ci sono “entrata” per amicizia.

  • Puoi spiegarci anche il personaggio da te attualmente interpretato che è quello dello scudiero?

Il vestito vero e proprio è un vecchio vestito di un cavaliere, quello di Luca Veneri. Questa figura è stata creata non tanto perché un personaggio reale, quanto perché porta lo scudo di San Michele, che è appunto il santo di riferimento della Piazzarola. Molti lo confondono con lo scudiero del cavaliere ma non è così: il personaggio viene spesso travisato ma è secondo me è una bellissima figura, “porta in alto il nome” del santo, che era colui che difese la fede in Dio dalle orde di Satana.

Benedetta Celani nei panni dello scudiero del Sestiere Piazzarola
  • Qual è la differenza a livello emotivo tra lo sfilare per un Sestiere e per un castello?

A livello emotivo non sento una gran differenza, ma questo perché sono innamorata di Ascoli e della Quintana, una grande tradizione che viene portata avanti con orgoglio.

Per me è sempre e comunque un’emozione e, liberi di non crederci, personalmente mi vergogno davvero molto e infatti chi mi conosce bene pensava inizialmente che non sarei riuscita a gestire la Quintana visto che non amo mettermi in mostra ma con la nostra rievocazione è diverso: sai che porti in alto il nome di qualcosa che ha una storia e tradizione importantissima.

Ed è la stessa cosa se mi aveste posto la domanda sulle diverse sensazioni a seconda del ruolo: non credo che per noi figuranti ci sia differenza tra figura e figura, le si interpreta sempre con orgoglio.

È chiaro però che quando si sfila per un Sestiere si sente della responsabilità in più perché, oggettivamente, la Quintana è la Giostra, e si percepisce molto di più la competizione (ed essendo io una sportiva, pallavolista, la conosco molto bene).

  • Negli ultimi anni ci sono state delle polemiche, a nostro modo di vedere inutili, sulle figure femminili nel corteo, tu cosa ne pensi?

Se proprio vogliamo andare ad indagare a livello storico non esisterebbero la metà delle figure che compongono il corteo, e in primis credo che non sia “conforme” nemmeno quella che rivesto attualmente alla Piazzarola. Se dobbiamo effettivamente chiamarla rievocazione è vero che chiarine, tamburini e sbandieratori non erano donne, ad esempio questi ultimi erano i vessilliferi, ossia coloro che quando si subiva un attacco lanciavano una bandiera, forse una delle figure più cattive ed “ignoranti”, passatemi questo termine. Ma allo stesso modo se vogliamo paragonare la realtà dell’epoca a quello che è il nostro attuale sbandieratore il conflitto è allucinante, e ci sono stati degli ovvi adattamenti.

Quindi le donne all’interno della sfilata non sono un falso storico né più né meno di tanti altri personaggi, e c’è anche una questione di inclusività oggi come oggi: non si può impedire alle donne di partecipare a un corteo, sarebbe piuttosto retrogrado, e dovresti eliminarle quasi totalmente. Le chiarine della Piazzarola così come quelle di tutti i sestieri sono bravissime e quasi tutte donne, come puoi toglierle?

Le chiarine nella Quintana di Ascoli
  • Volevamo quindi chiederti se, anche involontariamente, ti reputi in simbolo delle donne nel corteo.

Mi fate una domanda difficilissima. Se devo prendere questa parola in analisi non mi sento né un’icona né un punto di riferimento per nessuna donna, però devo ammettere che negli anni, vedendo tutti i commenti positivi riscossi da altre donne mi sono sentita un po’ più sollevata: c’è sempre una sorta di rivalità tra di noi, molto diversa da quella che hanno gli uomini tra loro, e giocando a pallavolo da una vita so bene quanto sia presente questa sorta di competizione innata che abbiamo. Alla fine mi sono detta “tutte queste persone non mi conoscono, a momenti nemmeno sanno come mi chiamo eppure riescono a percepire ciò che trasmetto”. Di conseguenza non mi sento un simbolo ma sono contenta se lo sono per qualcuno, perché spero sempre di riuscire a trasmettere la passione e la gioia nello sfilare, soprattutto spero di essere di incoraggiamento per tutti coloro che ogni volta si fanno un miliardo di problemi per fare qualcosa, sono anche io una di quelle.

  • Chi vince la prossima Quintana?

Naturalmente la Piazzarola!

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