Apri gli occhi, sei in ritardo, devi mangiare, bere, riprenderti dalla cena...
Mamma mia dov’è l’acqua??? Ok. Calma.
Sei davanti allo specchio del bagno e a casa l’aria si infittisce dell’odore del velluto, del cuoio, è un sapore più che un odore che ti spinge a sfiorare il tuo vestito con due dita prima di iniziare a prepararti. Percorri la rifinitura dell’armatura, l’elsa della spada, il ricamo in filo d’oro del mantello.
Ecco…oggi è Quintana.
Le perle iniziano ad inarcarsi sui capelli delle dame, fa caldo, quel caldo che deve esserci per farti pensare che oggi sia davvero il giorno della Quintana. La barba degli armigeri si fa più spendente, togli braccialetti, occhiali, orecchini, togli il tuo essere Giulia, Marco, Claudio o Roberta per calzare la tua identità di figurante. "Calzamaglia messa, scarponcini lucidati ma li allaccio al sestiere che ora proprio non riesco, camicia e vestito sottobraccio per arrivare puntuale all’appuntamento".
"Ok, si inizia, ultimo sorso di acqua/birra, fammi mettere in fila, oddio quello non sa fare le curve, il cappello è storto, ma perché quella così brutta fa la damigella, bona la castellana di Porchia oh"…bum ta ta bum ta bum…
Non perdere il passo e mentre il corteo si muove c’è un preciso istante in cui tutte le chiacchiere precedenti spariscono, in cui ti senti parte di un qualcosa più grande, di una storia che continua. In quel momento cerchi la fierezza degli occhi di Nardinocchi, la classe immensa di Romolo Plebani, lo stile unico di Pespani, la virilità arcaica di Pontani; cerchi di meritarti gli applausi in Piazza del Popolo.
Fai la curva sotto Cecco, sali e vedi il cancello dello Squarcia, ingresso di inferno e paradiso, sperando che sarai tu dietro al tuo gonfalone ad uscire per primo da quella bolgia.
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