Parlando di lei a livello personale, ha dei riti scaramantici che la accompagnano al campo?
Più di uno: non cambio mai i calzini che ho sotto la calzamaglia, quei fantasmini sono sacri. Ho anche un immagine sacra trovata lungo la strada a Piazza Arringo anni fa e la porto sempre con me.
Qual'è la sua più grande soddisfazione a livello personale e suo più grande rimpianto?
La soddisfazione è duplice: i due cavalieri più vincenti della Quintana di Ascoli li ho portati io, naturalmente supportato ed appoggiato da tutti i vari comitati che si sono succeduti: io sono stato responsabile di giostra e dal 95, anche caposestiere e poi di nuovo solo responsabile di giostra: bisogna stare attenti a sbagliare il meno possibile.
Un' altra soddisfazione me la diede Willer Giacomoni con cui abbiamo vinto una sola Quintana: dopo il suo allontanamento dal Sestiere non c’era un bel rapporto a causa di alcune incomprensioni, ma 3 anni fa mi incontrò a Servigliano, si avvicinò e mi disse: “Ogni volta che ti incontro mi vengono i nervi perché se avessi ascoltato i tuoi consigli invece di fare di testa mia ora sarei come Margasini prima ed Innocenzi dopo di me”, e subito dopo ci siamo abbracciati.
Il rimpianto è il Palio del 2007. Rimpianto grave, che mi ha dato non pochi problemi internamente al sestiere, di cui non capisco il motivo: non ho certamente favorito la non assegnazione, lo ho ripetutamente chiesto, lo sento nostro e di Luca.
C’è una classifica redatta da una giuria e un ordinanza del presidente dell’Ente che non è mai stata ratificata dall’allora consiglio di amministrazione, lo abbiamo richiesto ogni due anni perché ogni 5 anni la richiesta andrà in prescrizione, quel Palio è di Porta Solestà e qualcuno ce lo dovrà dare: uscimmo per primi dal campo e ci rientrammo ad Agosto. E’ nostro e non per un capriccio ma perché fu strameritato avendo fatto quattro tornate.
Durante il periodo d’oro di Innocenzi c’è stato quasi un buco, inspiegabile dall’esterno, le due quintane del 2013 vinte da Emanuele Capriotti, cosa accadde quell’anno?
Luca ha avuto una crescita sia tecnica che umana, con momenti brillanti e altri meno perché nella vita c’è anche la sfera privata: quell’anno c’erano dei problemi che non gli hanno consentito di rendere al massimo, cosi come ricordo benissimo nel 2009 quando ebbe un forte chiarimento con noi e nel 2010 cominciò a vincere: mi accorsi che da ragazzo si era trasformato in uomo anche grazie ad una ragazza che conobbe e frequentava in quel periodo. Su certe cose molto intime io non faccio che rispettarlo: se posso lo aiuto come in qualsiasi altra cosa. Il segreto per avere la stima e l’amicizia di un cavaliere è supportarlo sempre: nelle altre giostre, o quando c’è un incidente.
A proposito di questo lei come ha vissuto personalmente l’incidente?
Luca ha avuto due incidenti gravi, quando fu sbattuto a terra dal motorino io ed altri del comitato ci precipitammo all’ospedale di Foligno non per motivi egoistici, ma per il rapporto umano, allo stesso modo quando scivolò un suo cavallo a Moie.
Comunque in ogni momento di difficoltà di Luca io ho sempre avuto un grande aiuto da parte del padre Roberto con cui ho una grande amicizia e complicità da coetaneo mentre con Luca c’è una complicità diversa vista la differenza d’età tra me e lui che comunque è davvero un fuoriclasse. Inoltre Roberto ha anche una grande competenza tecnica che si aggiunge alle qualità tecniche di Luca.
Porta Solestà dall’esterno viene percepita come il primo Sestiere 2.0, parola forse oggi abusata, come si è riuscito a realizzare questo in anticipo rispetto agli altri? E come si è riusciti a superare le diffidenze della vecchia guardia?
Devo dire che la vecchia guardia non ha mai creato problemi, è anzi rimasta ammirata da quello che i vari comitati succedutisi sono riusciti a fare. E come io ho imparato dai Folignati dal punto di vista della giostra, altri sestieranti hanno imparato dal punto di vista della vita di taverna, e i più “anziani” hanno cominciato a partecipare di più.
E senza falsa modestia tutto questo si è potuto fare grazie al mio essere stato assessore ai lavori pubblici, certe cose le poteva fare solo un Quintanaro malato come me: chiesi e ottenni 2 milioni di euro, uno per il Campo Squarcia da adibire solo alla Quintana, e uno per le sedi dei Sestieri, che da edifici fatiscenti e da magazzini per costumi dove pioveva anche sono diventate dei veri e propri luoghi di aggregazione solidale, dove si socializza, con cene e aperitivi, con le famiglie che sanno che i loro figli frequentano un posto sicuro e tutelato, e questo in tutte i Sestieri. Ma questo non sarebbe stato possibile se le sedi non fossero state messe a norma e ristrutturate.
Ritiene che da parte dei Folignati ci sia snobismo verso la quintana di Ascoli?
Secondo me a assolutamente no, anzi se vengono chiamati ad Ascoli si sentono gratificati, per loro è una grande giostra, non uguale ma simile, e ogni volta che mi sono trovato a Foligno sono sempre stato ben considerato e apprezzato, come tanti altri Quintanari Ascolani.
Ricordo che il Rione Contrastanga volle i nostri musici e sbandieratori per una loro importante ricorrenza, con addirittura un gemellaggio visti gli identici colori gialloblu e lo stesso cavaliere: Infatti il gemellaggio fu chiamato "Due colori un cavaliere”.
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