Buongiorno Tommaso e grazie per la disponibilità! Volevamo innanzitutto chiederti come ti sei appassionato dapprima al mondo dei cavalli e successivamente a quello delle giostre.
Ho la fortuna di essere nato in una città, Sangemini, dove è presente la rievocazione della “Giostra dell’armi” in cui ci sono anche delle scuderie rionali.
Mio padre partecipava alla manifestazione, anche se per divertimento e non come cavaliere, e quindi il tutto nasce un po’ da lì: mi sono avvicinato questo mondo grazie a lui e alla scuderia del Rione Piazza. Crescendo ho coltivato sempre di più questa Passione e ho svolto il mio percorso nel mondo dell’equitazione insieme al maestro Umberto Colavita, successivamente sono diventato cavaliere di riserva e ho partecipato a diverse giostre e corse minori come il campionato di Moie e l’Arezzo Equestrian Centre. Ho cercato quindi di rendere questa Passione un lavoro, sostanzialmente.
Successivamente sei approdato alla Quintana di Foligno, cosa puoi dirci al riguardo?
Torniamo sempre ad Umberto Colavita, con cui nel 2013 presi a prendere lezioni in modo più assiduo ed a livello agonistico, e lui è tuttora il mio istruttore.
In un secondo momento, dopo le varie giostre ad iscrizione di cui parlavamo poc’anzi ho cominciato a fare la riserva nel Rione La Mora di Foligno a mio cugino Mattia Zannori, e mano a mano, prova dopo prova, sono riuscito ad ottenere la lancia del Rione Constrastanga che nel 2019 mi fece esordire nella Quintana straordinaria dedicata ai terremotati di Norcia.
Per diversi motivi, il percorso con loro si è interrotto, ma ho avuto la fortuna di conquistare la fiducia del Rione Ammanniti, non solo come cavaliere ma anche come pacchetto scuderia: con loro ci sono stati 3 anni intensi di lavoro fino allo scorso anno compreso il periodo del covid.
Da quest’inverno sono invece il portacolori del Rione Spada.
Quali sono stati invece i primi contatti con la Quintana di Ascoli Piceno?
Arrivai a Sant’Emidio nel 2013 grazie a Jacopo Rossi, cavaliere del Rione Piazza di San Gemini, mentre in un secondo momento sono approdato al Sestiere di Porta Maggiore nel periodo in cui Mattia (Zannori, ndr) era il loro cavaliere. In entrambe le occasioni fui definito il loro secondo cavaliere, ma vi assicuro che a parte l’aiutare un collega in un caso e un amico che è anche un parente nell’altro non ci fu nulla di più, non ebbi mai infatti l’occasione per provare.
Arriviamo poi a quest’anno, quando una serie di spiacevoli eventi ti ha fatto approdare a Sant’Emidio…
Esattamente: dapprima avrei dovuto essere il sostituto di Luca Innocenzi a Porta Solestà, e con lui ho effettuato anche due prove. Successivamente alla cancellazione della sua sospensione da parte della FISE e contestualmente allo sfortunatissimo infortunio da parte di Pierluigi sono diventato il cavaliere del primo Sestiere di Ascoli con cui mi interfacciai tanti anni prima.
Hai avuto quindi la possibilità di saggiare lo Squarcia con due ottimi maestri come Luca e Pierluigi: c’è qualche segreto che hai provato a “rubare” a ognuno di loro? E se si, quale?
Per quel poco di tempo che ho avuto, visto che difficilmente capita l’occasione di potersi allenare con due cavalieri del loro spessore, ho cercato di rubare quanto più possibile.
Però, specie considerando che tutto questo è accaduto a pochissimi giorni dalla Quintana, il mio focus non era tanto ottenere qualcosa da loro, quanto il cercare di capire tutto quello che era nelle mie possibilità al riguardo della Quintana, dopotutto, nonostante quanta esperienza io possa avere con altre Quintane, si tratta di un percorso in cui cominciavo da zero, e tutti conosciamo la complessità e la diversità della Quintana di Ascoli.
A proposito di questo, cos’è stato più ostico da apprendere? La difficoltà dell’avere il moro sul lato opposto della pista, l’impatto con esso, le traiettorie o i raggi di curvatura ridotti?
Sostanzialmente la difficoltà più grande è stata quella di arrivare in corsa avendo pochissimo tempo per apprendere tutte queste cose.
Preparare una Quintana di questa difficoltà e calibro in una settimana o poco più è un azzardo, una follia dettata dalla giovane età che forse solo un ragazzo con la voglia di affrontare più gare possibili come me poteva accettare.
Inoltre, una delle difficoltà maggiori è quella di montare cavalli non di proprietà e che non conosco, visto che saranno forniti da Pierluigi: cercare di creare un binomio e ottenere la precisione necessaria all’interno dell’otto di gara per fare le traiettorie ideali atte a fare buoni punteggi, sia con i tempi che al tabellone non è cosa facile se non si ha il lavoro di tutto un anno alle spalle.
Se però devo scegliere tra una delle peculiarità di Ascoli che avete elencato, vi dico il moro: se ci si arriva con condizioni tecniche, di allenamento e di esperienza non ideali è difficile affrontarlo nella situazione più favorevole, ossia con meno impatto.
Come hai trovato la pista in questi ultimi giorni dopo i lavori svolti per portarla a condizioni ottimali?
Io la ho trovata sempre abbastanza buona, la cosa che mi dà estrema fiducia è il fatto che ad occuparsi della pista hanno lavorato notte e giorno, anche con la supervisione di Umberto Colavita, e giorno dopo giorno è sempre migliorata: la cosa mi entusiasma visto il periodo di complicazioni che si sono affronate.
Augurandoti quindi una Buona Quintana, volevamo chiederti infine quali sono le tue aspettative per questa Giostra.
Innanzitutto c’è bisogno di consapevolezza delle difficoltà che ci sono state, ma l’ambizione è sempre quella di poter far bene, pur sapendo di partire con una condizione assolutamente svantaggiosa. Ma con intelligenza e premura darò sempre il massimo.
Comentarios