Meno 9 alle gare cittadine e meno 15 ad una Quintana di luglio che (finalmente) torna ad essere infuocata dopo anni di lotte a due con qualche fortunato vincitore (vedi Picchioni nel 2016). Pochi giorni al via libera, alla famosa goliardia che adesso sta in bocca a tutti, ma che evidentemente non abita nel cervello di molti. E se si accusa il giovane ragazzetto di turno che troppo spesso negli ultimi anni ha varcato i confini della sana competizione, bisognerebbe chiedersi in quanti della “vecchia guardia” abbiano accettato e apprezzato i cambiamenti verso cui si è andati incontro negli ultimi decenni.
Non esistono più gli scherzi di una volta, le scorribande notturne per rubare scarpe, vestiti e bandiere e forse proprio ad una diversa concezione del vivere il sestiere si deve attribuire tutto ciò. L’amore andrebbe prima donato ai propri colori e poi ad un pezzo di legno (o carbonio) con il quale fregiarsi di un titolo. Facciamo bene attenzione! Le gare sono un’occasione unica per accrescere il numero di bambini e ragazzi che abitano un sestiere, offrendo anche la possibilità a persone non appartenenti alle “famiglie storiche” di entrare in un gruppo, affascinati da un ta ta bum sentito in piazza. Detto ciò, è proprio tra le mura di appartenenza che bisognerebbe lavorare e ripristinare quel pizzico di storia che eviterebbe di vedere svogliati giovincelli sfilare nel corteo di agosto, trasformati in agguerriti alfieri durante gare e campionati.
Crescere con la testa nei propri colori non permette di concepire lo sfilare con un vestito nemico, o non concede di gioire un anno per i giallo – blu e il successivo per i bianco – rossi. Striscioni a parte, la Quintana è una gioia collettiva: un passo indietro dei ragazzini e uno avanti dei vecchi leoni risolverebbe molte cose…
Comments