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Intervista al "Cannibale" Luca Innocenzi

Aggiornamento: 12 giu 2020

  • Ciao Luca, puoi dirci come è nata la tua passione per i cavalli e successivamente per le giostre?

Ah beh, sono di Foligno, e quindi è facile a spiegarsi. Mio padre è sempre stato in mezzo ai cavalli e di conseguenza sono cresciuto con quella Passione e il sogno di starci dentro, e conoscendo la grande tradizione della mia città in ambito di Giostra penso fosse il sogno di qualunque bambino farne parte e gareggiare nella Quintana.

  • Quali sono le sensazioni per un grande agonista come te riguardo questo periodo di immobilità e alla possibilità o meno di effettuare le giostre?

Come ben potrete immaginare è un periodo difficile per tutti, di sacrifici sia economici che a livello di fatica perché i cavalli vanno comunque allenati e preparati, si cerca di essere sempre positivi, ma io credo che se si arrivi ancora ad Agosto o Settembre con la mascherina vuol dire che “siamo messi male”, quindi la speranza è che tutto sia alle spalle e tornato alla normalità, che si vada avanti e si possa continuare.

Proprio l’altro giorno ho fatto un’altra intervista in cui ho citato una canzone dei Queen “The show must go on", ossia “Lo spettacolo deve continuare”, perché è lo spettacolo della vita, e la Quintana può essere un modo per ripartire come lo fu la prima edizione di Foligno nel 1946 immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale. La Quintana può farci capire che tutto è alle spalle e si è risolto nel migliore dei modi, una festa come si faceva una volta.


Luca Innocenzi
  • Puoi parlarci del tuo regime alimentare e di allenamento che sappiamo essere molto meticolosi?

Non sono un gran “mangione” di natura, ed essendo sempre cresciuto con impegni agonistici, ho un modo di alimentarmi molto sano pur non essendo un “malato”: se una sera siamo tra amici e vogliamo mangiare qualcosa in più lo si fa tranquillamente, l’importante è conoscere il proprio peso forma, e questo mi permette di star bene bene a livello fisico.

  • Quali ritieni siano le caratteristiche che debba avere un cavallo per formare un binomio perfetto, specialmente ad Ascoli?

Voglio farvi una battuta: una volta un vecchietto venne da me e mi disse che “vincere la Quintana è semplice: basta andar più forte di tutti, non prendere le tavolette e fare nove centri”.

Cosi è il cavallo: deve avere caratteristiche adatte ad un tracciato stretto, con brevi diritture.

A Foligno invece serve un cavallo con una falcata più ampia ed importante, un cavallo che abbia più forza e resistenza dovendo percorrere 100 mt in più ad una media oraria più veloce, che sia quindi più “passista”, stancandosi meno.

Ad Ascoli serve un cavallo più reattivo e a cui piacciano tantissimo le curve, che sono terribili: arriviamo alla curva del Carmine intorno ai 60 orari percorrendo una "svolta" che nella diagonale si restringe da 4 a 3 metri, con un impatto molto stretto in quanto il moro ed il bersaglio si trovano alla nostra sinistra (mentre a Foligno essendo sul lato opposto c’è la possibilità di allargarsi in uscita di curva mantenendo velocità), quindi è particolarmente complesso. Un cavallo che non si sappia adattare alle curve in maniera eccezionale e molto naturale non sarà mai una buona cavalcatura per la Quintana di Ascoli.

  • Quali sono secondo te le caratteristiche uniche e peculiari della Giostra Ascolana?

Ascoli è una delle giostre più difficili e tecniche che esistano. È un tracciato molto breve, ci sono 3 impatti invece di tre anelli, e sicuramente, sia a livello fisico che tecnico, è molto impegnativo: una volta colpito, il rischio è quello di toccare le tavolette, poter perdere la lancia o farsi male, bisogna avere un cavallo molto tecnico, molto “tra mani e gambe”.

Un'altra particolarità di Ascoli è quella dell’ambiente: davvero caldo, bello ma da imparare a conoscere. Ormai sono totalmente innamorato: la Giostra mi piace da morire ed è una gara estremamente tecnica in cui servono dei cavalli non bravi ma eccezionali, ed il livello è altissimo.

  • Ritieni che nel tuo periodo iniziale ad Ascoli, alcuni episodi come quello del Palio 2007 e quello della mancata partenza del 2008 abbiano rischiato di incrinare il rapporto con il tuo Sestiere?

Poter dominare una gara del livello dell’epoca, davvero alto, con un Emanuele Capriotti imbattibile, Luca Veneri (secondo me uno dei migliori cavalieri ad aver corso giostre), Lorenzo Paci che era rientrato da poco...

La Quintana era di profilo altissimo, io stesso ero un ragazzino al suo secondo o terzo anno di esperienza nelle gare comuni…

Non guardate il debutto strepitoso di Lorenzo Melosso: oggi ci sono competizioni come Moie, San Ginesio, e avendo a disposizione tutte queste giostre è vero che ad Ascoli ha esordito, ma ha alle spalle 20-30 gare se non di più.

Io ho cominciato correndo la mia prima Giostra a Foligno nel 2002 e nel 2005 ho esordito ad Ascoli, avendo disputato sì e no 5 Quintane, quindi a livello di esperienza ne avevo davvero poca. Se voi che siete persone molto tecniche vi andaste a controllare i tempi, vedreste che ho girato agli stessi identici ritmi di Emanuele Capriotti su Atlanda: la differenza è che lui fece 9 centri e io solo 6. Era più bravo e più pronto, ma io ero già forte.

Nel 2006 mi si massacrano i cavalli nei box, non so chi fu ad aprirli, fatto sta che mi ritrovai senza le cavalcature preparate, a gareggiare con una cavalla che doveva correre Foligno e che fu presa e portata ad Ascoli senza aver mai visto il moro. Mi spaccai la mano e ad Agosto corse Paolo Margasini che fece la giostra che poteva fare vista la sua lunga inattività, ma quando sono tornato nel 2007 ho vinto.

Quindi possiamo dire che ci furono difficoltà che erano tutto meno che tecniche, ma come avete giustamente detto il rischio di incrinare il rapporto col mio Sestiere ci fu: quando tu devi correre e a due giorni dalla gara e di 3 cavalli non ne hai uno, ti rompi la mano, nel 2007 rientro e vinco ma viene fuori tutto quel casino, ad agosto perdo per una tavoletta e vince Emanuele con Runa. Nel 2008 la cavalla prende una bottigliata in faccia, si spaventa e non vuole più partire. Giustamente il Sestiere può pensare: “Ma qui che succede? Quando si deve vincere si rompe la mano, quando vinciamo il Palio non ce lo danno, quando deve partire non parte…” Tutte queste cose sommate, specialmente in un Sestiere come Porta Solestà abituato a vincere, hanno portato ad un momento in cui loro hanno voluto giustamente riflettere.

  • Riguardo all’ormai “famigerata” Quintana del 2007, pur essendo d’accordo con te sul fatto che dopo aver disputato ben 4 tornate e messo inutilmente a rischio la tua incolumità e quella del cavallo il Palio doveva essere assegnato, a posteriori non ritieni che, vuoi per un errore di inesperienza o di gioventù, ci sia stata una seppur minima percentuale di responsabilità da parte tua nel non aver aspettato il segnale di via?

A dire la verità lo start all’epoca non esisteva, quello dell’abbassare il cappello da fuori della pista da parte del provveditore di campo era una consuetudine che veniva effettuata a cavallo ormai lanciato al galoppo, non presente nel regolamento: a darti il via erano le bandiere bianche che segnalano la pista libera.

Del fatto che Guaiani si trovasse in mezzo alla pista a parlare con qualcuno io non me ne ero nemmeno accorto, perché pur avendo un ruolo importante come quello del provveditore di campo appunto, io non dovevo aspettare che lui mi desse lo start. Ora invece bisogna aspettare il segnale di via da parte dello speaker.

A Foligno se non c’è il segnale di via del Maestro di campo che abbassa la bandierina io non posso partire ed è logico che io aspetti il suo ok.

Ma ad Ascoli all’epoca, lo ripeto, si aspettava il segnale con le bandierine bianche e si partiva. La cavalcatura era una cavalla un po’ calda, aveva paura della gente che urlava, le bandiere bianche erano alte e io sono partito, lui il cappello l’avrebbe girato nel momento in cui io ero lanciato, e quando scatto a 60 km/h orari non mi metto certo a guardare se lui gira il cappello, è impensabile.

Il problema qual è stato: lui non era al suo posto (era dentro alla pista ndr), però, e qui faccio una domanda io: se tu pensi che io sia partito senza il via, perché mi fai fare tutta la tornata? Al primo assalto mi apri il moro, non mi fai trovare il bersaglio, tornata nulla e fine del problema. Invece dopo essere partito mi hanno fatto colpire tre volte, completare la tornata e solo alla fine dato la bandiera nera. Non esiste, non funziona così, la bandiera bisogna alzarla prima e voi lo sapete.

Luca Innocenzi dopo una vittoria
  • Cosa ne pensi di alcune casistiche persino troppo minuziose ormai facenti parte del nostro regolamento? Quello che è accaduto a Massimo Gubbini nell’ultima Quintana è a parer nostro assurdo.

Quella regola specifica fu messa “per me” all’epoca di Labadjanne, e il primo ad essere penalizzato fui proprio io nel 2009, ma nessuno se lo ricorda perché quando accade a me per la gente è un piacere.

Quest’anno, accortisi che una cosa banale può pregiudicare la vittoria di un Palio, la stanno togliendo. E quando sono venuti da me e mi hanno chiesto cosa ne pensassi ho risposto che (testuale, ndr) “E’ na stronzata ed è da togliere”, anche se questa volta magari poteva farci comodo visto che è accaduto a Massimo, ma essendo una persona molto sportiva che crede che la Quintana vada vinta sul campo per me quest’anno la meritava lui, punto e basta.

Che differenza c’è da dove entro o da dove esco, da dove parto o dove mi fermo a fine tornata, sono regole che esistono solo ad Ascoli e in nessun’altra Giostra d’Italia.

Ma le regole sono queste e io non mi permetto di mettere bocca, perché potrebbe sembrare lo faccia per un vantaggio personale, quando in realtà non mi cambia nulla. Quindi le si accettano e si rispettano.

  • Il tuo rapporto con il pubblico Ascolano inizialmente non è stato dei migliori, e certamente il fatto di gareggiare per il Sestiere più vincente di tutti non ha aiutato. Cosa non ha funzionato?

Beh, siamo tutti e due caldi (ride, ndr). Il popolo di Ascoli è un popolo abituato al tifo anche grazie ad una squadra che ha militato per anni in Serie A e Serie B, e quindi molto sanguigno ed appassionato, ed io anche.

Il “danno” più grande è accaduto nel 2007 quando mi sono visto togliere qualcosa che sentivo mio e ho reagito in maniera un po', stupida e non da professionista, avrei potuto ottenere lo stesso risultato senza girare il cavallo, senza nervosismo, e senza discutere con persone che cercavano di farmi perdere le staffe.

Però avevo 22 anni, mi avevano tolto la prima gara vinta, mi dispiaceva tanto, ecco.

  • A proposito del tuo carattere, abbiamo recentemente intervistato Lucio Cacace, che fu il tuo primo Priore al Rione Pugilli, e ci diceva che fu lui a suggerire il tuo ingaggio a Gino Lattanzi, ma che inizialmente tuo padre non era convintissimo della cosa, proprio per il fatto che tu e il pubblico ascolano avete un carattere simile, è vero?

Non era proprio così. Da ragazzino ero davvero molto gracile a livello fisico, poi negli anni facendo palestra mi sono “costruito”, e mio padre aveva il terrore che io mi potessi far male vista la durezza del bersaglio da affrontare per nove volte.

Poi discutendo uscì la cosa del “sono caldo anche io”, ma non era la ragione principale, Semplicemente secondo papà avrei fatto fatica a livello fisico.

  • C’è una sorta di mito legato alla durezza e alla difficoltà del moro di Ascoli, ma se uno non è un cavaliere non potrà mai rendersene davvero conto. Quanto è ostico questo Saraceno?

Eh (ride di nuovo, ndr), io dico sempre che il Moro è un bel tipo, sta lì in mezzo e ti aspetta, non scappa mica via. Ci vuole molto rispetto e tanto lavoro, anche tecnica nel saperlo impattare, e qui potremmo aprire una parentesi molto lunga.

Quando io arrivai il più bravo a colpire era in assoluto Luca Veneri: Emanuele Capriotti era molto preciso ma Luca nemmeno la sentiva la botta.

Beh, insomma, si diceva io non sapessi colpire e che il mio modo di impattare, essendo diverso, mi avrebbe portato a farmi del male, tanto è vero che accadde.

Io dico che come in tutte le cose bisogna lavorare per trovare la propria dimensione. Quando trovi il sistema per non farti male cerchi di lavorare su quella base migliorandoti anno per anno fino a diventare bravo, ma non per questo il Moro ti perdona.

Puoi dare mille botte e non farti nulla, poi sbagliarne una e romperti. E dipende anche tanto dal cavallo che ti permette di colpire più o meno bene in base alla traiettoria che gli rimane più comoda da fare.

  • Quanto è stato importante, relativamente alla Giostra di Ascoli, l’aiuto e la guida di Paolo Margasini?

Tanto, tanto! A livello psicologico, tecnico, di supporto. Paolo è un valore aggiunto, se voi fate caso sono un tipo che si circonda molto di persone capaci: se guardi il mio staff c’è Leonardo Polli che ha partecipato ad Ascoli, Mirco Valentini che ha corso a Foligno e molte altre gare, Alfiero Capiani che ha gareggiato ad Ascoli, Foligno, Faenza ed altre mille giostre, lo stesso Paolo Margasini che è stato il recordman di tutte le gare d’Italia…

Io mi circondo di persone competenti perché credo che una virgola vista da fuori può farti fare la differenza, quindi è importantissimo uno staff all’altezza.

  • Parlando in generale e non solo riguardo ad Ascoli, qual è stata la vittoria più significativa ed importante per te?

Ah (ride ancora ndr), io dico sempre che la vittoria più bella è quella che verrà, quindi non me lo potete chiedere, perché ognuna di esse ha un significato, una storia, un lavoro dietro e dei retroscena che magari altre persone non sapranno mai che io e il mio staff abbiamo dovuto vivere. Ogni gara vinta è un sogno che si realizza.

  • Due parole sul tuo più grande rivale (inteso in senso sportivo) Massimo Gubbini?

(Ride nuovamente). Max è una bellissima e grandissima persona, molto competente, un grande stimolo, io per lui e lui per me. Questo ci permette di rimanere sul pezzo e di risfidarci ogni volta sperando di essere l’uno più bravo dell’altro.

Luca Innocenzi e Massimo Gubbini
  • In molti negli altri cinque Sestieri si chiedono: quanti altri anni credi di correre ancora?

Mah, fino a che il corpo me lo permette e il Sestiere lo vuole, io corro. Poi nel momento in cui non mi sentirò io più competitivo sarò il primo a farmi da parte, ma non voglio darmi una scadenza, ancora sono bravo, perché bisogna smettere dai…

Anche se la concorrenza è sempre più forte, penso a Lorenzo Melosso, avete un Ascolano top! Ma credo che io, Max e la nostra generazione siamo stati un bello stimolo, vedo anche Zannori, lo stesso Melosso, anche Riccardo (Raponi ndr) se riesce a trovare una dimensione giusta…

Stanno venendo fuori cavalieri forti, qui l’ultimo classificato ad Ascoli viaggia oltre i 1800 punti, è tanta roba, il livello è straordinario.

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