A pochi giorni dalla giostra di agosto abbiamo avuto il piacere di parlare e confrontarci con Marco 'Micio' Regnicoli, caposestiere di Porta Maggiore.
Quando e come è nata in lei la passione quintanara?
La passione è nata da bambino: la prima Quintana l’ho fatta nel 1989 per la voglia di partecipare a qualcosa presente nella mia città…la Quintana, se ci pensate bene, è veramente importante per ritrovare la cultura, la storia e la tradizione del territorio. Ormai sono tanti e tanti anni nei quali ho fatto un percorso, vestendo i panni del portainsegne, arciere, armato fino a stare in comitato per 15 anni consecutivi, ma gli impegni nella politica comunale mi hanno portato a sospendere l’incarico perché ritengo che le due cose vadano scisse; poi sono diventato caposestiere. La Quintana per me racchiude gran parte delle emozioni.
Potresti raccontarci qualcosa del percorso sociale intrapreso all’interno del tuo sestiere con te alla guida?
È un aspetto molto bello. Da quando sono qui, all’inizio, non ci credevano in tanti, ma il comitato mi ha dato grande fiducia. Questi aspetti sociali nel mondo della Quintana ancora non attecchivano un granché, ma ora siamo molto contenti: abbiamo finito proprio venerdì il secondo anno dei campi tematici sulla città, quest’anno legati alla guerra sociale tra piceni e romani, per far capire ai bambini cosa era Ascoli e da dove provengono; altri sul personaggio di Sant’Emidio. Tutto questo contribuisce ad avvicinare le famiglie perché diamo loro un posto dove poter lasciare i bambini, offrendo anche il corso di teatro, il doposcuola, il cineforum, la mostra da poco inaugurata. Sono tutti percorsi sociali per vivere il senso di comunità e giocarsi un ruolo da protagonisti al servizio degli altri nella città di Ascoli.
Cosa ne pensa di alcuni gesti che dovrebbero essere considerati goliardia quintanara, e invece sfociano in episodi incresciosi?
Sono molto amareggiato e ho avuto anche delle situazioni del genere partite dal mio sestiere. Non è semplice gestire tante persone con tante anime dovute da un percorso diverso: dico sempre che il senso di comunità viene dal ritrovarsi dietro un fazzoletto che ci identifica come fratelli. Bisogna valorizzare il vivere fraternamente per i propri colori e in questo accettare le differenze di ognuno, anche nel confronto con gli altri sestieri. Per fare lo scherzo ci vuole sempre intelligenza: bisogna intraprendere un percorso per far capire tutto questo e, fortunatamente, tra noi caposestieri c’è molta armonia, anche insieme al consiglio degli anziani. Quando questi episodi avvengono da qualcuno di intelligente c’è una grande amarezza…
La tua più grande soddisfazione e il tuo più grande rimpianto?
Aver trovato un giovane competitivo è una delle grandi soddisfazioni: l’abbiamo voluto e l’abbiamo cercato, stiamo lavorando e possiamo avere anche noi delle carte in tavola per poter essere competitivi nella giostra. Dopo quattro anni questa è una vera gioia che spero possa continuare; la seconda soddisfazione è vedere centinaia di bambini con il nostro fazzoletto durante il corteo. Porta Maggiore è un sestiere molto grande, ma il quartiere è nato dopo gli anni 70, a Quintana già avviata: ora però non si va più al mare d'estate ma a vedere la giostra e questa soddisfazione la porto dentro a chiusura di questo mandato.
Parlando di rimpianti posso dire che nonostante tutti gli aspetti siano stati curati, dagli sbandieratori agli arcieri, abbiamo raccolto molto meno di ciò che è stato fatto e seminato. Questa esperienza di certo non finisce qui perché noi abbiamo voglia di lavorare ancora e i frutti arriveranno.
Parlando dell’ultima gara degli arcieri appena disputata, cosa ci può dire di questo palio sfumato per un soffio?
Anche qui, come per sbandieratori e giostra, abbiamo fatto un buon lavoro. La generosità del nostro arciere Giuseppe Cambiotti nel voler aspettare i giovani è stata pagata cara: lui è un gran signore da 18 frecce su 18 e voleva lasciare la scoccata della vittoria a uno dei nostri ragazzi.
Emozioni della giostra di luglio e previsioni per agosto?
Dopo Guido Crotali, che ringrazio per tutto ciò che ha fatto per Porta Maggiore, abbiamo deciso di puntare su un giovane, così come arcieri e sbandieratori. Il percorso di Mattia sta andando avanti bene: ora ha a disposizione dei gran cavalli, si è preparato alla grande e abbiamo dimostrato che l’organizzazione dietro la scuderia c’è. Nonostante il problema avuto da West Grove, eravamo consapevoli della validità di Tuttavia, che non è da considerare un secondo cavallo, aveva i tempi giusti e Mattia lo aveva provato per tutto l’anno. Ci siamo confrontati con un grande Innocenzi che stavolta ha dovuto lottare e faticare per riportare il palio, e ha dovuto farlo con Porta Maggiore. Per agosto Mattia ha i piedi per terra, Gubbini farà una giostra diversa secondo noi. Il nostro obiettivo è fare il nostro, non inseguire i big: fare tempi e centri che ci portino alla terza tornata ancora competitivi. Non ci siamo di certo montati la testa! Mattia è freddo, sa domare le emozioni e andiamo avanti con grande speranza per il futuro.
A proposito di cavalli, puoi dirci qualcosa in più sull’indisponibilità di West Grove?
Dopo le visite il cavallo aveva lavorato bene ma qualche problemino ci può essere stato, come già accaduto in altre giostre. I cavalli sono animali delicati, come noi, e West Grove non avrebbe retto le tre tornate, quindi abbiamo preferito tenerlo per agosto. Sono cose che capitano e non c’è nessuna dietrologia, anzi sentire certe cose genera amarezza. La febbre può venire ad un cavallo comunque sotto stress in vista della giostra, forse dopo le visite abbiamo accelerato un po’ troppo la preparazione. Mattia è un professionista, ha avuto maestri buoni, e vuole vincere.
Cosa ne pensa degli accordi privati tra cavalieri e sestieri, con la concessione dei nullaosta? I comitati non rischiano di crescere un cavaliere per poi vederselo ‘scippato’?
C’è stata tanta confusione nel tempo: prima erano tre anni, poi cinque ed è un periodo interminabile. E’ ovvio che questa clausola tra cavalieri e comitati possa generare dei problemi. Se un cavaliere va in un sestiere con rispetto e voglia di lavorare, a noi basta una stretta di mano, ma la questione va rivista e bisogna ragionarci con molta calma.
Tornando al suo mandato, quanto è difficile gestire un sestiere dalle mille sfaccettature che non vince da così tanto tempo?
La difficoltà è massima per tutto l’anno, ma i tre mesi caldi sono ancora più complicati. Avere un comitato unito è una cosa positiva ma si fa fatica perché ancora non si è riusciti a far arrivare il messaggio di essere fratelli uniti nel segno del fazzoletto come dicevo prima. Il lavoro in collaborazione alleggerisce lo sforzo di tutto e questo deve essere compreso. A porta Maggiore abbiamo fatto per il sociale tutte feste a tema a giorni alternati e ti lascio immaginare la fatica, ma la gioia di certe emozioni ti dà la forza per fare questi sacrifici con grande dedizione. Vivere il sestiere è un’esperienza molto bella, anzi, vi invito a venire!
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