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Immagine del redattoreSaraceno

Che cosa abbiamo insegnato loro?

“Com'è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole... non c'è che da guardarsi allo specchio” diceva V in “V per Vendetta”, film del 2005.



È facile, nella Quintana come nella vita, addossare le colpe sulle nuove generazioni ritenendole sempre peggiori delle precedenti.

Quando si dice che la colpa è tutta delle Gare tra sbandieratori e musici, e quindi inconsciamente dando la responsabilità unicamente ai “ragazzi”, siamo sicuri, sicuri, sicuri che tutto si limiti a ciò?

Dalle nostre parti si dice che “La cerqua nen fa li melarance

Adesso si passa da un sestiere ad un altro come si trattasse di cambiare un paio di calzini, ma…

Che cosa abbiamo insegnato loro, quando nel passato molti personaggi (anche ormai storici nel panorama Quintanaro) hanno cambiato una o più casacche per un semplice bisticcio, gelosia od invidia?

Che cosa abbiamo insegnato loro, quando ogni qualvolta c'era una prova generale allo Squarcia per la Quintana di Luglio mandavamo i ragazzini proprio perché noi “vecchi” dovevamo provare per le gare?

Cosa abbiamo insegnato loro, quando abbiamo permesso di vestire i nostri colori a persone che negli anni precedenti avevano impersonato il ruolo della damigella o cavalier servente altrove e che considerano la Quintana solo una passerella in cui esibirsi davanti a tutta la città?

Cosa abbiamo insegnato loro quando, da sestiere vincitore abbiamo mandato i ragazzi alla processione per rendere omaggio al patrono nel giorno della festa?

Cosa abbiamo insegnato loro, quando ritenendola una rottura ci siamo sottratti a un offerta dei ceri o a un Saluto alla Madonna della Pace?

Mi si dirà: “Si, ma se non li fai sfilare mai…”

Il punto è che quando gli abbiamo lasciato questo spazio per le ovvie e giuste ragioni non li abbiamo mai accompagnati: gli abbiamo fatto sentire e percepire questa possibilità non come un onore, ma come il fatto di toglierci una scocciatura.

Non gli abbiamo fatto capire quanto un vestito ce lo si debba “sudare”, glielo abbiamo messo in mano come se fosse un semplice pezzo di stoffa e non un abito dai significati profondissimi.

Abbiamo inconsciamente evitato di tramandare cose come senso di appartenenza, fierezza per i propri colori, amore per il Sestiere, orgoglio di essere Quintanari, e quando puntiamo il dito dovremmo farlo davanti ad uno specchio.

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